L'INTRO



Testi e messaggi di/ Texts and Messages by Pierdomenico Baccalario, Luca Crovi, Aidan Chambers, Melvin Burgess





IL CATALOGO / THE CATALOG



Pierdomenico Baccalario



Ho sempre avuto una morbosa passione per i cataloghi. Questi libretti di varia foliazione e contenuto, dove si promette di mettere ordine in qualcosa, una collezione, un tema o un percorso. Di indicare in via definiva le produzioni di un artista o l’ammontare di un possedimento di famiglia.

Vinto dalla loro promessa, ne ho acquistati decine di centinaia, sfogliati decine di decine, letti con attenzione meno di dieci.

E questo, in rispetto alla loro promessa implicita, al loro potere di contenitore: una volta che li abbiamo, i cataloghi sono a disposizione, pronti in tempo per quando avremo tempo di immergerci in quell’ordine minuzioso e rassicurante, alfabetico, cronologico o secondo l’uzzolo del curatore, tra i vari nomi di cose congeneri. Ho pensato più volte a compilare un catalogo dei miei cataloghi, ma, anche se decidessi di mettermi all’opera, sono sicuro che durante la stesura, acquisterei altri cataloghi o mi arriverebbero per accidenti, e con ogni nuovo catalogo mi arriverebbe il dubbio di dover cambiare la mia sistemazione.

E in ogni caso, se mai dovessi riuscirci, indicandoli dal primo all’ultimo, dalla A alla Z (con il banale alfabeto a me più congeniale, anziché con uno di quelli non ancora interpretati), dovrei domandarmi se inserire o meno lo stesso catalogo nella lista dei cataloghi in mio possesso: perché se non ci fosse, avrei lavorato a un catalogo mozzo. Ma se invece ci fosse, il mio catalogo dei cataloghi indicherebbe un catalogo in più di quelli che potrei trovare servendomi di lui.

Dunque a cosa serve, un catalogo e segnatamente questo, del signor Giuseppe Peppo Bianchessi, maestro di Inchiostro?

Come Italiani, siamo i genitori putativi di quel grande catalogo di significati che è il Dizionario delle Parole (quello delle Crusca è considerato il più antico di cui si abbia memoria). Negli otto volumi del Vocabolario Tommaseo, l’unico in mio possesso, dei cataloghi si dice che possono essere «l’arida enumerazione di cose» (e non è questo il caso). Che possono essere di libri (e di libri ce ne sono, ma non solo), delle cose stampate dagli stampatori (e vi sono stampe).

E’ un catalogo quello che redigono gli «eredi di una biblioteca indegnamente ricevuta, per spacciarla a rotta qua e là in tutte le parti d’Europa, onta ai maggiori e alla patria, infamia a sé» (ed è difficile mettere insieme le varie anime di questo per poterne dare un’infame quantificazione economica). Ci sono cataloghi di quadri (e ce ne sono), di altre opere d’arte in una galleria (anche), esposte in mostra (perfetto), di tutte le cose vendere (e questo è un augurio). Cataloghi di monete, piante e stelle (e ci sono monete, piante e stelle). Non è un catalogo di Santi né delle Vergini (ma vi è più di una traccia di santità), né il catalogo delle navi accorse a Troia secondo Omero (ma ci sono navi, e viaggi e guerra). In ultimo, il Vocabolario dice che un catalogo «può portare schiarimenti non brevi, notizie pellegrine, ma anche ragionamenti profondi». Ed ecco che ci siamo.

E’ un catalogo capace di schiarire e offuscare, di guidare e far perdere. Porfirio scrive nell’Antro delle Ninfe - e così faccio anche l’inevitabile citazione colta - che «svelare un segreto, significa rivelarlo». Ovvero che ogni volta che solleviamo un velo (s-velare), ne rimettiamo un altro (ri-velare). Ed è per questo che se provassi a cercare con voi i miei segreti nel catalogo de L’INK non farei altro che portarvi ancora più lontano dal catalogo stesso e dalla mano sorniona esaltata e pungente che l’ha voluto fare.





I’ve always had an almost pathological fascination with catalogues. I’ve acquired thousands, leafed through hundreds, and read in detail less than ten.

More than once, I’ve considered compiling a catalogue of my catalogues, but, even if I actually put such a scheme into action, I’m sure that during its elaboration I would acquire additional catalogues, or they would arrive to me by chance, and with each new catalogue I’d be plagued by doubts over whether to change my classification.

In any case, if I ever managed the job, and ordered each item from first to last, from A to Z (according to the ordinary alphabet, which I’m more disposed to than the arcane ones still to be interpreted), I’d still have to ask myself whether to include this very catalogue within the list of catalogues in my possession.

So, then, what is the use of a catalogue, and in particular this one, by the master of Ink Mr. Giuseppe Peppo Bianchesi? As Italians, we are the creators of that great catalogue of meanings, the Vocabolario della Lingua Italiana (1612) compiled by the Accademia della Crusca, the first linguistic academy in the world. In the eight volumes of the Vocabolario Tommaseo (1861-74) it is said of catalogues that they can sometimes be “the arid ennumeration of things” (certainly not the case here); that they may be lists of books (of which there are some here, but not only), of works of art within an exhibit (indeed), and of items for sale (may this also turn out to be the case!). Finally, the Vocabolario states that a catalogue “may include lengthy explanations and peculiar facts, but also profound thoughts.” Ah, a perfect description. What we have before us is a catalogue that illuminates and conceals, that helps us both find and lose our way. Porphyry writes in his Cave of the Nymphs that “to unveil a secret means to reveal it”.

In other words, every time we raise a veil (un-veil), we add a new one (re-veal).

And this is why if I tried to seek with you my own secrets in the L’INK catalogue, I would merely draw you even further from the catalogue itself, and from the seemingly innocent but actually wild and even ferocious hand that created it.





Uomini invisibili che ti cambiano la vita / Invisible men who change your life



LUCA CROVI



Di solito non capita quasi mai che uno scrittore possa scegliere la copertina di un suo libro.

Gli editori hanno sempre paura che abbia un’idea sbagliata di che forma dovrebbe avere, di come si deve presentare ai lettori. Per questo di solito non gli fanno mai incontrare l’illustratore e il grafico che segnerà nell’immaginario dei lettori la sua opera. Capita spesso anche che l’autore non possa nemmeno scegliere il titolo della sua opera e che per ragioni commerciali ne venga scelto un altro. Quindi gli scrittori spesso si vedono in libreria opere che hanno titoli non loro ma soprattutto non incontrano quasi mai gli Uomini Invisibili che hanno rappresentato il loro immaginario.

Eppure sono quelle copertine a far vivere le loro storie e a suggestionare chi le leggerà.

Io posso ritenermi fortunato perché ho affidato i miei primi tre saggi a un disegnatore poliedrico come Aldo Di Gennaro (da bambino lui e Milani mi facevano sognare con le storie de “Il Maestro” che uscivano sul “Corriere dei Ragazzi”). Conoscevo il mio Uomo Invisibile e gli ho chiesto di fare per me tre magie e così le tre illustrazioni hanno portato fortuna ai miei tre primi libri.

Poi quando mi sono trovato ad essere dietro le quinte della riedizione de “Gli Uomini in Grigio” di Giorgio Scerbanenco ho sperato di poter scegliere anche quella volta il mio Uomo Invisibile. Ma fino a che in volume non è andato in bozze non ho saputo che a illustrarlo sarebbe stato Peppo Bianchessi.

Quando ho visto come aveva reinventato l’immaginario di Scerbanenco sono rimasto a bocca aperta. Non sapevo che Peppo avesse animato le canzoni di Caparezza, che avesse reinventato “La metamorfosi” di Kafka, non avevo visitato la sua mostra di lapidi di scrittori a Lodi. Quindi per me quell’Uomo Invisibile era un illustre sconosciuto che stava stupendomi con le sue immagini che a me ricordavano in quello stile minimale autori come Charles Addams, Magritte ed Edward Gorey. Non ho resistito, ho cercato il suo sito in Internet e sono entrato nell’Universo Peppo.

Si perché Biachessi ha un vero e proprio Universo di immagini e personaggi ai quali ha dato vita e che troverete in questo bellissimo catalogo. E davanti a quel mondo è scattato il desiderio di scrivere a quell’Uomo Invisibile e ringraziarlo.

Lui timidamente mi ha confessato che in realtà aveva fatto molte più immagini per il volume e che però l’editore non le aveva trovate convincenti. Io curioso gli ho detto: ma me le puoi mandare? E vedendole ho pensato ma è pazzesco. Quelle immagini non pubblicate erano bellissime e persino le copertine bocciate erano bellissime. Di solito succede che materiali del genere vengano cestinati perché non pubblicati.

Io e Peppo ci siamo divertiti a riusarli su alcune riviste e a montarli in alcuni video pazzi che abbiamo usato durante le presentazioni pubbliche de “Gli Uomini in Grigio”. E la gente che ha visto quelle immagini è rimasta a bocca aperta come me. Pensate che a Sesto San Giovanni non si sono alzati dalle seggiole per vederle durante un temporale. E poi quando gli scrosci d’acqua sono aumentati la gente si è riparata nel teatrino della Biblioteca ma non si è accorta (sempre incollata a guardarle) che persino la sala si stava allagando.

Lo stupore e la meraviglia sono le due sensazioni che vi lascerà questo catalogo-libro per il quale Peppo non ha solo raccolto quello che ha prodotto negli anni ma ha anche realizzato un sacco di opere inedite e ha convinto amici come Adam Chambers, Pierdomenico Baccalario, Tommaso Percivale, Davide Morosinotto, Melvin Burgess a fare nuove jam con lui.

A Peppo le performances piacciono, le faceva da ragazzo nei circoli Arci e nei centri sociali, le faceva con manifesti, con riviste, con proiezioni video e con canzoni che recitava in maniera punk-rap-demenziale. Si perché fondamentalmente Peppo è una rockstar mancata. La sua riservatezza e la sua timidezza ma soprattutto la sua pigrizia mondana gli hanno impedito di calcare settimanalmente certi palchi. Ma vista la sua stazza e il suo peso (che compete con il mio) posso dirvi che anche come rockstar Peppo avrebbe sfondato.

E che sia un’artista capace di stupire il pubblico me l’ha confermato una sera che a casa mia ha iniziato a fare proiezioni sul muro lasciando a bocca aperta i miei figli. Sono stati loro a srotolare per primi la mia copia de “Il Vermo” dicendo: ma davvero l’ha disegnato tutto Peppo?. Eh si perché l’Uomo Invisibile nel frattempo aveva realizzato una delle opere grafiche più pazzesche che io abbia mai letto e l’aveva pure trasformata in un’animazione su youtube.

Vi do qualche semplice consiglio sulla musica da tenere come sottofondo guardando le immagini che troverete di Peppo, tenete pronta una bella selezione di Depeche Mode, Talking Heads, Ultravox, CCCP e Skiantos.

E a proposito del gruppo bolognese Peppo ha come me una vera e propria adorazione per Freak Antoni. L’abbiamo conosciuto entrambi ed abbiamo avuto persino il coraggio di cantare alcune sue canzoni in pubblico.

E quindi guardando i disegni di Peppo se vi viene da pensare “che peccato buttare le perle ai porci” siate anche convinti come Freak che “casino sarebbe buttare i porci alle perle”. Lo so che state pensando che vista la qualità della produzione di Peppo “non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti” visto che non è un’artista plurimilionario e pluriquotato. E “se la fortuna è cieca la sfiga ci vede benissimo”. E’ per questo che non potrete chiedere a Peppo di riprodurre nessuna delle opere che ha realizzato e non perché si siano autodistrutte modello-Banksy all’asta da Sothesby’s. In realtà esistono solo nell’immaginario dei suoi ammiratori. E lui da Uomo Invisibile è contento che sia così.





It hardly happens that a writer can choose the cover of his books. Publishers are always afraid that they might have a wrong idea of what kind of form it should have, or how it should be presented to readers.

This is why they usually never let writers meet the illustrator and the graphic designer who will mark their work in the readers’ imagination. Also it often happens that the author can not even choose the title of his work and a different title is chosen for some marketing reasons. So they almost never meet the Invisible Men who represented their imagery. Yet those covers make their stories live and influence people who will read them.

I can consider myself lucky because I entrusted my first three essays to a great designer like Aldo Di Gennaro. I knew my Invisible Man and asked him to do three magics for me, and the three illustrations brought good luck to my first books.

When I curated the re-edition of “Gli Uomini in Grigio” by Giorgio Scerbanenco, I hoped to be able to choose my Invisible Man. But until the script was drafted I did not know that it was Peppo Bianchessi who would work on it. When I saw how he had reinvented Scerbanenco’s imagery, I was amazed.

I did not know either Peppo had created the animation for the songs of Caparezza and had reinvented Kafka’s “Metamorphosis”. I had not visited his exhibition with the tombstones of writers held in Lodi. So for me that Invisible Man was a stranger who amazed me with images which remind me of the minimalist style of authors such as Charles Addams, Magritte and Edward Gorey.

I looked for his website and entered the Peppo’s Universe: indeed Biachessi has a real Universe full of images and characters to which he gave life. You will find them in this beautiful catalog. In front of his world, I felt I had to write to thank him.

He shyly told me that he had actually done a lot more images for the book but those didn’t convinced the the publisher. I asked him to send them to me. When I saw them I thought they were extraordinary. Those unpublished images were beautiful and so the failed covers.

Usually such unpublished materials are discarded. Peppo and I had fun reusing them in some magazines and editing them in some weird videos we showed during the presentations of “Gli Uomini in Grigio”. The people who saw them had a jaw-dropping moment as I had.

Amazement and wonder are the two sensations that this catalog-book will leave you: Peppo has not only collected what he has produced over the last years but also made a lot of new works, convincing friends like Aidan Chambers, Pierdomenico Baccalario, Tommaso Percivale, Davide Morosinotto, and Melvin Burgess to make new “jam session” with him.

Peppo likes performances, Since his youth he has performed with posters, magazines, video projections, and made music in a punk-rap- humorous way. Yes, I would say fundamentaly Peppo was a missed rockstar. His reserve and shyness, and above all his mundane laziness have prevented him from being on stages every week.

One evening at my home, he demonstrated me that it was an artist able to surprise the public, projecting his works on the wall, astonishing my children. They were the ones who first unrolled my copy of “Il Vermo” saying, wow, Peppo has really designed it all? Because, meanwhile, the Invisible Man made one of the craziest graphic works that I’ve ever read and also turned it into an animation on YouTube. Some quick advice on music while looking at Peppo’s works: a nice selection of Depeche Mode, Talking Heads, Ultravox, CCCP, and Skiantos.

And I’d like to speak about this last band: Peppo is, like me, a real fan of their frontman Freak Antoni (1954-2014). We both met him and even had the courage to sing some of his songs in public. And then, looking at the drawings of Peppo if you think “what a pity to throw pearls to swine”, be also convinced as Freak said that “it would be a mess to throw the pigs to pearls”. You might think that, given the quality of his production, “there is no mean in Italy to be intelligent” because he is still not a multi-millionaire artist. And “if luck is blind, bad luck sees very well”, using Freaks’s words. This is why you won’t be able to ask Peppo to reproduce any of the works he has made and not because those are self-destructing like the Banksy’s at Sothesby’s. In reality they exist only in the imagination of his admirers. And he, as an Invisible Man, is happy with that.